La metodologia Orff-Schulwerk per giocare ed insegnare la musica!

Oggi, con una nuova settimana inizia anche una nuova mini rubrica di Teste fiorite dedicata a....

le metodologie, i metodi, le filosofie, le modalità di approccio....

per insegnare e lavorare con i bambini in diversi campi, dall'arte, alla musica, alla quotidianità!

Ho contattato insegnati e operatori che con passione e competenza hanno scelto strade diverse da quelle "ministeriali" per farci raccontare che ci sono tanti modi per lavorare con i bambini facendoli divertire ed offrendo loro prospettive e punti di vista diversi sul mondo ed anche sulla scuola!

La prima intervista di questa nuova rubrica è a Delfina Donè, maestra e musicista che ha magistralmente unito le sue due grandi passioni trovando sponda nella metodologia Orff-Schulwerk.


Mai sentita nominare vero? Nemmeno io prima di incontrare Delfina e proprio per questo mi sono incuriosita ancora di più!

Ed ora vi lascio all'intervista!

Ciao Delfina, sappiamo che ti piace lavorare con i bambini e con la musica e che per farlo hai scelto il metodo Orff, ci spieghi che cos'è e per cosa si usa?

L’Orff-Schulwerk non è un metodo, bensì una metodologia, in quanto, pur fornendo un supporto con metodi pratici e teorici, non si formalizza nella “esecuzione”di attività che si rifanno a tali metodi, ma fornisce al docente un nuovo modo di pensare la didattica. Orff-Schulwerk ovvero musica elementare: metodologia ideata dal musicista, poeta, scenografo, compositore nonché didatta Carl Orff. La metodologia segue la voglia di rinnovamento nata da Mary Wickman e Dorothea Gunther, che erano insoddisfatte della didattica per la danza intorno al 1920. Carl Orff affascinato dalle idee e sperimentazioni di queste due artiste, ne resta coinvolto al punto tale che decide di adottarne il pensiero ed applicarlo alla musica. Inizialmente la metodologia non era rivolta ai bambini, ma agli adulti, già capaci nel fare musica ma non abbastanza istintivi ed espressivi con tutto il loro “essere” nell’eseguirla. Solo più tardi l’ispirazione di adattare la metodologia ai bambini. Col supporto della sua fidata assistente, musicista e didatta anche lei, nonché prima allieva di Orff, Gunild Keetman, nasce quello che oggi è considerato uno dei sistemi più validi per fare musica coi bambini, fin dalla più tenera età. Si tratta di fare vivere la musica ai bambini attivamente, col corpo, mediante l’uso creativo della voce, attraverso ascolti attivi che lascino al bambino un’esperienza vissuta dalla quale egli stesso sia in grado di “ricavarne” informazioni utili per comprenderla e conoscerla. Perciò prima di venire “alfabetizzati” mediante la scrittura e l’esecuzione musicale, i bambini hanno modo di sperimentare tutti i parametri musicali facendo esperienza pratica. Un po’ come succede con il linguaggio: prima il bambino sperimenta la lingua attraverso le sue varie fasi e solo molto più tardi codifica il linguaggio mediante la lettura e la scrittura. Come dice un vecchio detto cinese: Ascolto e mi dimentico, Vedo e ricordo, Faccio, medito e comprendo. 

Chi lo usa e applica questa medotologia?

La metodologia Orff-Schulwerk può essere usata da chiunque abbia predisposizione verso il mondo dei suoni, del movimento corporeo legato al benessere dell’individuo, e anche da chi s’interessi di arte in generale. Non è necessario avere una preparazione musicale per attuarla in quanto, malgrado sia pensata per la musica in modo particolare, trattandosi di una metodologia può essere applicata anche ad altre arti e discipline. Io possiedo una preparazione musicale e la metto in pratica principalmente con la musica, anche se, per mia fortuna, lavorando con bambini di scuola dell’infanzia, posso adattarla a varie esperienze, essendo appunto una metodologia che forma il pensiero, più che la prassi didattica.

Qual è la validità e bontà intrinseca di questa metodologia?

La validità della metodologia sta nel fatto che, formando il pensiero del docente, permette ad egli stesso di fare delle scelte adeguate sui contenuti che vorrà trattare. Mi spiego meglio: altri metodi musicali forniscono all’insegnante una serie di “istruzioni” da eseguire coi bambini esattamente come sono state pensate; mi riferisco al metodo Willems, al metodo Kodaly, al metodo Dalcroze, ecc. I testi, in questi casi, forniscono ad es: canti, danze, “esercizi” già codificati e pronti all’uso. Non che non siano validi, ma se pensiamo che sono stati scritti e scelti nel secolo scorso, forse non sono più abbastanza accattivanti ed efficaci oggigiorno. Inoltre provengono tutti da culture diverse dalla nostra quindi i nostri bambini li sentirebbero “estranei”. La metodologia Orff-Schulwerk invece offre all’insegnante spunti su come scegliere, adattare, rinnovare, strumentare, ricreare del materiale che prima di tutto egli stesso senta proprio e poi lo possano sentire anche i bambini. Permette anche l’integrazione con altre metodologie, per esempio io uso molto la Chironomia di Kodaly  insieme al la metodologia Orff. Inoltre è una metodologia a tutto campo, nel senso che non aiuta ad imparare la musica solo con la musica o per la musica, ma passando per esperienze che tengano conto di tutto il vissuto del bambino: suono, rumore, parola, movimento, immagini, racconti, emozioni, relazione con gli altri, perché è una metodologia collettiva: la musica è esperienza d’insieme.

Tu come e dove la applichi?

Prima di tutto, dopo il diploma in Conservatorio, a me è servita questa formazione per aprirmi la mente, prima per me stessa e poi per il mio lavoro. Io cerco di applicarla il più possibile ogni volta che posso per la mia vita personale e con i bambini che incontro, sia che si tratti di far musica o di far altro. Come la applico? La preparazione in questa metodologia è la cosa principale, anche se guardandola attuare sembra la cosa più spontanea del mondo, è invece molto preparata fin nei minimi dettagli, in quanto si tratta di individuare un percorso attivo e creativo che possa essere personalizzato da ogni bambino, trattando cose complesse che vengono dapprima rese semplici e man mano che si realizzano, e si acquisiscono competenze, si fanno più complesse e complete. 

Beh, non mi dite che non vi siete incuriositi! 


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