"La sedia" ospite al gruppo "Libro peloso" di febbraio

Benvenuti, accomodatevi.

Questo non è un post da leggere da uno smartphone camminando.

Scegliete la posizione che più vi aggrada e immaginate 12 persone sedute sulle sedie della Biblioteca Bettini attorno ad un tavolo a discutere proprio dell'oggetto su cui stanno posando le terga.

Se non si tratta di un meta-post forse però posso dire che si è trattato di una sorta di meta-incontro del nostro ormai navigato e sempre più solido gruppo di lettura. Un incontro su di un tema, la sedia, appunto, quanto meno curioso, tale per cui le possibilità di riuscita del dibattito potevano essere solo 2: un flop micidiale o una clamorosa prova di forza.

Beh, per quanto mi riguarda si è trattata di una clamorosa prova di forza dovuta probabilmente alla caratteristica eterogeneità del nostro gruppo di lettura in cui lo scambio di vedute e letture tra bibliotecari, insegnanti di ogni ordine e grado, architetti, pediatri e semplici appassionati come me fornisce sicuramente spunti che mai avrei immaginato.

Com'è prassi del libro peloso a turno uno dei membri propone il tema per l'incontro successivo e a gennaio Adolfina de Marco, esperta di letteratura per l'infanzia, ha proposto "La sedia" quale elemento d'arredo, come altri d'altronde, imprescindibile nelle storie eppure mai degnato di attenzione.
Le uniche riflessioni di partenza per un tema del genere che mi sono venute in mente sono queste: la sedia in qualche modo rappresenta una sorta di "struttura" della favola rispetto alla "sovrastruttura" della narrazione ed in quanto tale ne garantisce l'esistenza, diciamo che è elemento necessario ma non sufficiente. In questo senso mi ha riportato alla mente delle bellissimi riflessioni di un Calvino poco conosciuto sulle basi della vita materiale. Ho ripensato al racconto della Puobelle agreè sulla pattumiera, appunto, e mi sono domandata se anche la sedia poteva essere fatta in qualche modo rientrare tra gli elementi strutturali della nostra vita materiale senza i quali anche la nostra vita "immateriale" sarebbe diversa.
Ovviamente mi sono risposta di sì, ed allora, non riuscendo a creare un discorso intorno alla sedia, ho immaginato qualche riflessione intorno alla sua assenza: la non-sedia.

In effetti questo tema in una buona parte del nostro pianeta, non avrebbe proprio avuto senso perché ci si siede per terra, e se il motivo per le popolazioni nomadi o stanziatesi di recente può essere facilmente intuibile, per quelle che invece da millenni si siedono per terra per impostazione culturale e non "geografica" forse ci vuole qualche pensiero in più.

Lo stare seduti a terra implica un contatto diretto con il suolo che necessariamente condiziona il pensiero, la terra trasmette messaggi che gli occidentali, e scusate la grezzezza della generalizzazione, da secoli hanno deciso di mediare con lo spazio vuoto lasciato dalle gambe di una sedia o altra seduta che sia (e non sfugga l'uso della metafora delle "gambe della sedia" o del tavolo, come quel qualcosa che ci porta lontano, ma che soprattutto ci solleva dal suolo).
In alcune culture orientali i Maestri di livello più alto, o il Buddah, poggiano su qualcosa ma si tratta sostanzialmente di cuscini che più che staccare da terra elevano e sospendono.
Tornando alla nostra visione occidental-centrica invece la seduta è di per sé simbolo di presenza (e di assenza di qualcosa di cui si aspetta la presenza) e la tipologia indica spesso il grado sociale o l'utilizzo che chi dovrebbe esser preposto a sedervisi. Forse qualche seria riflessione meriterebbe il fatto che i troni e le sedute dei governanti sono storicamente, almeno fino ad un certo secolo, scomode!!!

Insomma, a noi basta una sedia, meglio se una poltrona, per sentirci a casa, per sentirci accolti, per cambiare di segno e di senso un luogo vuoto, che sia una casa o un palcoscenico; nella tradizione ebraica la sedia vuota, necessariamente preparata per le celebrazioni delle circoncisioni e della cena della Pasqua ebraica (il Seder di Pesach), rappresenta al tempo stesso l'assenza del messia e l'altrettanta certezza che potrebbe arrivare da un momento all'altro e che in quel momento ci sarà un posto vuoto ad accoglierlo.

Quello che le partecipanti al libro peloso hanno potato per raccontarci la sedia nella letteratura per l'infanzia ha dell'incredibile, chi l'avrebbe mai detto? Ecco gli albi e le riflessioni di ciascuno, se il primo incontro sui lupi, così come gli altri, sono stati ricchissimi di spunti e di riflessioni, nessun altro ha però avuti secondo me tanti elementi di novità come questo scomodo gruppo seduto!

- Klaas Verpanke, Pallina, Zoolibri.Grazie per avermi fatto scoprire quest'albo meraviglioso che meglio di qualunque altra cosa racconta ed illustra l'idea della sedia, la poltrona in questo caso, quale unico elemento essenziale (oltre il tetto sopra la testa) della casa ma soprattutto della possibilità d'incontro con gli amici.

- Silvana d'Angelo e Antonio Marinoni, Velluto. Storia di un ladro, Topipittori.Topipittori - Velluto. Storia di un ladro - copertina A parte la bellezza di questo albo che vi consiglio di recuperare e leggere anche da adulti, se cercate una summa della storia delle sedie e poltrone fino alle più recenti correnti di design questo è l'albo che fa per voi!

- Riccioli d'oro e Biancaneve in diverse edizioni tra cui anche quelle pop-up in cui le diverse tipologie di sedie corrispondono alla funzione narrativa dei personaggi. In riccioli d'oro poi la sediolina a dondolo del più piccolo che si rompe ci ha portato a riflettere sull'uso di questa sedia in grado di rilassare e concentrare il pensiero inventata niente po po di meno che dal presidente americano Franklin!
- Jan Vis, Cosa fa la gallina, Lemniscat. Questo piccolo albo è davvero esilarante, rivolto ai più piccolini gioca con i versi degli animali e con la teatralità della loro recitazione con una simpaticissima gallina che usa la sedia come un palcoscenico per...scompisciarsi dalle risate. Bellissimo anche il retro dell'albo con la gallina nascosta sotto la sedia...ci si sarà messa prima o dopo?

- Davide Calì, La regina delle rane, Kyte. La Regina delle rane Piccola bella metafora della vanità del potere legato non alla responsabilità ma all'apparenza degli elementi esterni, una corona, per esempio e...necessariamente il trono.
- Claude Boujon, La sedia blu, Babalibri. Data la difficoltà del tema del gruppo di oggi questo albo non poteva mancare in qualità del solo con il nome della sedia nel titolo! Libro meraviglioso a cui ho dedicato un post tempo fa a cui vi rimando qui.
- Silei-Quarello, L'autobus di Rosa, Orecchio Acerbo. Questo bellissimo albo su cui sono tornata tante volte di recente ha dato modo alla nostra architetta del gruppo di regalarci una bellissima riflessione sulle sedute pubbliche dei mezzi di trasporto come diritto. Il diritto di star seduti che la Storia ha per tanto tempo negato a diverse categorie di persone.
 Per chiudere non potevano mancare le riflessioni incredibili e geniali di Munari sulla Ricerca della comodità in una poltrona scomoda, edita da Corraini e sulla sedia per le visite brevissime.

Da questo incontro del nostro gruppo ho forse avuto spunti più che da qualunque altro e se pensate che questo riguardi solo il leggere e confrontarsi su dei libri siete proprio distanti. Ci siamo messe tanto in discussione per partecipare ai nostri incontri da andare a studiare e cercare e lungi dall'aver trovato "solo" dei libri abbiamo avuto l'occasione per conoscere la storia di Rosa Park e l'esistenza di Munari sconosciuta ancora a qualcuno...e non mi dite che incontrare il pensiero Munari non vi cambia, quanto meno, la giornata!

Prossimo appuntamento "Stupore e meraviglia" il 21 marzo Stupiteci!


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